venerdì 27 aprile 2012

L'iscrizione al Crif è un incubo dal quale è difficile uscire

Di questi tempi, più che della fedina penale pulita bisognerebbe preoccuparsi di avere una storia creditizia immacolata: il che vuol dire non solo avere puntualmente onorato precedenti finanziamenti, ma anche non aver ricevuto alcun rifiuto da parte di un ente di credito alla richiesta di un prestito. Si rischia, altrimenti, di essere tagliati fuori, per un certo tempo, dalla possibilità di accedere al credito. Un caso molto frequente, purtroppo, prevede il rifiuto, da parte di un istituto di credito, della concessione di un prestito ad un soggetto ritenuto poco solvibile, in molti casi, anche solo per il fatto di aver pagato in ritardo una rata di pochi euro, magari per l'acquisto di una lavatrice nuova. Ebbene, se una persona ha bisogno di un mutuo per l'acquisto della propria abitazione, non potrà ottenerlo, poiché il suo nome figurerà tra quelli presenti nella lista nera del Crif e nessun istituto di credito erogherà mai nemmeno un euro. Almeno finché il nominativo non sarà cancellato dalla banca dati. Nei casi più fortunati, almeno 40 giorni, nelle ipotesi peggiori si parla di alcuni anni. Ma com'è possibile? Di certo non ottenere il mutuo al primo colpo è oggi un rischio calcolato, ma c'è da chiedersi perché non ci si possa rivolgere con intatta speranza a un'altra banca già il giorno dopo il rifiuto da parte della prima. A impedirlo, purtroppo, è la legge, ma a complicare le cose le banche ci mettono del loro. Il meccanismo è questo: chiunque faccia una semplice richiesta di finanziamento viene automaticamente registrato nei Sistemi di informazione creditizie (Sic), di cui l'Eurisc, gestito da Crif (Centrale rischi finanziari) è il principale. Ora, avere avanzato la richiesta non è esattamente una macchia nel curriculum di un aspirante finanziato, ma la legge, per evitare il cosiddetto "credit shopping", cioè le richieste multiple di finanziamento nel breve periodo da parte dello stesso cliente, tutela le banche a discapito dei consumatori. Per legge, infatti, la richiesta di finanziamento, con nome, cognome e importo, viene cancellata dal sistema dopo 6 mesi dall'iscrizione, a meno che, prima di questo termine, intervenga il rifiuto della banca a erogare il prestito: in questo caso, l'informazione scompare dopo 1 mese dal rifiuto. Questo significa che per 30 giorni il consumatore si trova in una situazione paradossale: si è già beccato un rifiuto da una banca, ma non può nemmeno sperare di ottenere un si da un altro istituto di credito perché questo, consultando il Sic, troverà ancora il suo nome e gli risponderà picche. La situazione si complica, poi, se la banca che ha opposto il rifiuto tarda a comunicarlo al Crif. Il mancato aggiornamento non farà nemmeno decorrere il termine di 30 giorni e per ottenere la cancellazione della richiesta di finanziamento toccherà attendere il termine ben più lungo di 6 mesi. E intanto sfuma l'acquisto della nuova casa.

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